Flessibilità e partenariato sociale – la chiave del mercato del lavoro liberale

HR Today

Il mercato del lavoro liberale svizzero è un modello di successo: è considerato la chiave della competitività elvetica e la garanzia di un basso tasso di disoccupazione. Dal punto di vista internazionale, il mercato del lavoro liberale e il nostro sistema sociale combinano i vantaggi dei sistemi economici americano ed europeo. Negli ultimi tempi, tuttavia, politica e organi di informazione esercitano una pressione crescente su questo modello. Tassi di disoccupazione più bassi in Germania e negli Stati Uniti erodono la fiducia nel nostro sistema, un'insicurezza sfruttata da diversi attori per imporre salari minimi cantonali, l'estensione della protezione dai licenziamenti o limiti al lavoro temporaneo. Si tratta di rivendicazioni che fino a poco tempo fa non avrebbero avuto alcuna possibilità. L'attuazione di tali misure porterebbe più rischi che opportunità. Con una partecipazione al mercato del lavoro pari all'84,2%, la Svizzera si situa al secondo posto tra i paesi OCSE e dimostra di sfruttare il potenziale interno meglio di quasi tutti gli altri Stati. Il pericolo è che con una regolamentazione dettata dalle buone intenzioni si vada a compromettere la concorrenzialità del mercato del lavoro e a smantellare progressivamente il principio del liberalismo.

Secondo la percezione dei responsabili del personale, il mercato del lavoro svizzero è molto meno liberale di quanto non lasci supporre il punto di vista internazionale. Lo rileva un sondaggio condotto su incarico di swissstaffing dall'istituto di indagini sociali e di mercato gfs di Zurigo tra quasi settecento incaricati delle risorse umane. Se per l'82% degli interpellati le forme di lavoro flessibili, gli orari di lavoro flessibili e il partenariato sociale sono tra le principali caratteristiche di un mercato liberale, solo la metà si dichiara soddisfatta o molto soddisfatta di come esse vengono attuate. Uno sguardo alla composizione dell'occupazione rivela come mai la flessibilità sia considerata tanto importante. Secondo i responsabili del personale, in media un quarto delle mansioni viene svolto da lavoratori freelance, temporanei e con contratti a tempo determinato, non da dipendenti fissi. Questi cosiddetti flexworker consentono alle aziende di reagire rapidamente alle oscillazioni dei mandati, di ridurre le ore supplementari o di far capo agli specialisti di cui hanno bisogno. La flessibilità si raggiunge però anche agendo sulla regolamentazione interna dell'orario di lavoro. Il 74% delle aziende, per esempio, si avvale di conti ore.

I responsabili del personale apprezzano in egual misura la flessibilità e il partenariato sociale, anche se l'attuale partenariato sociale soddisfa o soddisfa molto solo il 52% degli interpellati. Un motivo di questo risultato potrebbe essere la conflittualità che dalla metà degli anni Novanta contraddistingue le basi programmatiche delle negoziazioni di contratti collettivi di lavoro da un lato e i tentativi di regolamentazione legale dall'altro. Questa strategia non ha ancora danneggiato il grado di accettazione del partenariato sociale, ma ciò potrebbe avvenire a lungo termine se le tariffe negoziate verranno minate da salari minimi cantonali o – nel caso del CCL Prestito di personale – se si limiterà il lavoro temporaneo. «Sosteniamo in tutto e per tutto il CCL Prestito di personale», afferma Robin Gordon, CEO del Gruppo Interiman e responsabile delle trattative in seno a swissstaffing. «I tentativi di imporre restrizioni, però, mi preoccupano parecchio. Molti membri mi chiedono in che misura il CCL rappresenti ancora un vero partenariato e se valga la pena proseguire in tale direzione in caso di regolamentazione legale del settore.»

La salvaguardia di mercati del lavoro liberali è essenziale per i lavoratori, per chi cerca un impiego, per l'economia e per lo Stato. Per le prime due categorie, la flessibilità garantisce l'integrazione nel mercato del lavoro. Le cifre di swissstaffing dimostrano che sono in particolare gli attori «deboli», come gli ausiliari e i lavoratori con più di cinquant'anni, a beneficiare della flessibilità del lavoro temporaneo, soprattutto se vengono collocati da un'azienda di servizi per il personale subito dopo aver perso un impiego. Per l'economia, la flessibilità è un vantaggio fondamentale per mantenere la competitività sul piano internazionale. L'esempio del lavoro temporaneo è illuminante: maggiore è la quota di lavoro temporaneo rispetto all'occupazione complessiva di un paese, più questo ottiene un punteggio alto nell'indice di competitività globale del Forum economico mondiale. Lo Stato, infine, beneficia di un maggiore tasso di integrazione nel mercato del lavoro, con conseguenti incremento del gettito fiscale e dei contributi alle assicurazioni sociali, e riduzione dell'economia sommersa.

Il mercato del lavoro liberale non va confuso con un mercato del lavoro irresponsabile. La tradizione di una legislazione snella completata da un forte partenariato sociale ha permesso di coniugare fattori non sempre facili da conciliare come la stabilità, la flessibilità e una regolamentazione moderata. L'attuale politica delle organizzazioni dei lavoratori mette a repentaglio questo sistema equilibrato chiedendo l'imposizione legale di ciò che non è stato possibile ottenere negoziando. Questo approccio sembra riunire vieppiù i perdenti degli attuali sviluppi economici e sociali, senza tener conto delle persone attive che invece desiderano una maggiore flessibilità. In futuro, occorrerà dunque trovare una via comune che ci riporti a un partenariato sociale rappresentativo di tutti.

 

Libro bianco «Flessibilità e partenariato sociale – elementi cardine di un mercato del lavoro liberale»

Prendendo a esempio il lavoro temporaneo, il terzo libro bianco di swissstaffing mostra come la flessibilità conduca a buoni risultati sul mercato del lavoro e quanto i tentativi di limitarla siano pregiudizievoli: swissstaffing.ch/whitepaper

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