E dopo il coronavirus?

HR Today

L'emergenza coronavirus potrebbe avere conseguenze economiche mai viste nella storia recente, con esiti addirittura peggiori di quelli dell'ultima crisi finanziaria. Ma le crisi sono sempre state foriere di nuove tendenze. Quali sviluppi possiamo attenderci nel caso attuale?

Basta gettare un'occhiata a quanto successo in passato per rendersi conto che dalle crisi nascono tendenze durature. La lezione tratta dalla crisi del 1929 fu che eventi di questo genere devono essere accompagnati dalla politica, così da evitare tumulti e attutire l'impatto economico. Le crisi petrolifere hanno gettato le basi del movimento ecologista attivo fino ai giorni nostri. La bolla delle dot-com, dovuta all'entusiasmo per la novità di internet, portò a una sopravvalutazione di molte aziende, ma al contempo rese possibile il mondo digitale attuale. Attraverso i numerosi provvedimenti adottati per combatterla, la crisi finanziaria e del debito ha irrobustito il sistema bancario e ci ha resi consapevoli del fatto che vanno posti limiti all'indebitamento degli Stati.

Guardando al passato, ci si rende anche conto che le crisi hanno preparato almeno in parte la società ad affrontare le conseguenze della pandemia di Covid-19. Con mezzi finanziari e regimi speciali senza precedenti, il Consiglio federale salva aziende e posti di lavoro. La stabilità delle banche commerciali consente la concessione di crediti in modo rapido e controllato. La digitalizzazione dà la possibilità a molte persone di continuare a lavorare in un ambiente protetto, e al contempo ha permesso nell'arco di poche settimane di identificare il virus e di sequenziarne il codice genetico. Le crisi del passato ci hanno però anche insegnato che esiste un problema: l'elevato indebitamento pubblico potrebbe far sì che l'emergenza coronavirus sfoci in una nuova crisi del debito.

Flessibilità, sicurezza, riorientamento professionale

Il desiderio di flessibilità della popolazione attiva in Svizzera era in crescita già prima del coronavirus. L'isolamento ora imposto offre la possibilità di lavorare da casa a molte altre persone, comprese quelle che non avevano mai preso in considerazione questa opzione, come i formatori professionali. Questo perché nell'urgenza di una situazione inedita si impongono nuovi modelli per conciliare lavoro e famiglia. Il ritorno alla normalità sarà sicuramente un sollievo, ma non mancheranno coloro che vorranno poter conservare almeno in parte la libertà provata e che desidereranno sperimentare più a lungo modelli flessibili a livello di orari, di luogo di lavoro o di tipo di contratto.

Ma dopo la crisi, un'esperienza che avrà generato un nuovo bisogno di sicurezza, non basterà la flessibilità a entusiasmare i lavoratori. Dopotutto, i periodi con poco lavoro e le assenze per malattia sono problemi che esistono sempre. La differenza è che in tempi normali lo Stato offre aiuti ben più limitati. Lo sanno bene gli indipendenti, che devono verificare per proprio conto a quali prestazioni hanno eccezionalmente diritto nel contesto del coronavirus. Avrebbero potuto stipulare un'assicurazione di indennità di perdita di guadagno in caso di malattia prima della crisi, ma a un costo notevole. L'assicurazione disoccupazione è loro preclusa. Così, è rapidamente cresciuto il numero dei liberi professionisti che si sono legati a prestatori di servizi per il personale allo scopo di ridurre l'onere amministrativo e al contempo beneficiare di una copertura conveniente contro i rischi di malattia e disoccupazione. Da un punto di vista giuridico sono diventati lavoratori temporanei con relativo diritto a prestazioni assicurative. È un espediente che consente di conciliare flessibilità e protezione sociale. All'inizio del millennio, questa combinazione veniva chiamata flexicurity, un concetto che potrebbe tornare in voga dopo la crisi.

La quarantena porterà molti lavoratori a riflettere sulla propria vita professionale. C'è chi lavora nel commercio al dettaglio, nella logistica e nelle pulizie, professioni che ora si rivelano di importanza sistemica, per cui la società le valorizza di più, ma anche chi è invece costretto a rimanere a casa, nell'anonimato. Questo fatto, congiuntamente alle paure esistenziali scatenate dalla pandemia, potrebbe indurre a prendere in considerazione un riorientamento, che sia per sfuggire alla pressione delle aspettative della società o, al contrario, per esercitare un'attività socialmente più valorizzata. Per raggiungere questi obiettivi saranno sempre più importanti i corsi di perfezionamento, le riqualificazioni professionali e la possibilità di accumulare esperienza attraverso un primo impiego in un nuovo ambito. Le aziende di servizi per il personale possono accompagnare queste transizioni grazie al lavoro temporaneo e il fondo paritetico per la formazione continua temptraining può addirittura offrire un contributo finanziario.

Un nuovo ordine sociale ed economico

L'emergenza coronavirus lascerà profonde tracce nel nostro modo di interagire socialmente ed economicamente. Basta trovarsi in strada in questi giorni per accorgersi che il distanziamento sociale ha un significato relativo. La distanza fisica provoca una nuova vicinanza sociale. Da un giorno all'altro, mantenere una distanza amichevole è diventato un segno di rispetto e apprezzamento. In futuro, i clienti potranno quindi aspettarsi un nuovo equilibrio tra distanza nello spazio e vicinanza personale. Di questo sviluppo beneficeranno soprattutto le aziende in grado di abbinare soluzioni digitali ed elementi individualizzati. Concentrandoci sul mercato interinale, ciò potrebbe significare che i clienti si aspetteranno sempre più di poter dapprima cercare candidati o rispettivamente posti di lavoro su una piattaforma e ottenere proposte elaborate da un computer, ma avendo al contempo la possibilità di valutare tali proposte con un consulente specializzato oppure di affidarsi alla funzione chat del sito.

L'emergenza potrebbe far venire nuove idee anche a chi è a capo di un'impresa e agli azionisti. Le crisi petrolifere hanno spinto le aziende a puntare sull'efficienza, concentrandosi sulle loro attività principali ed esternalizzando il resto. Molti gruppi dalle attività diversificate si sono quindi scissi. Tuttavia, specializzarsi comporta il rischio di un'eccessiva concentrazione in un determinato campo e aumenta la dipendenza dai fornitori. Nell'attuale crisi, i dettaglianti Coop e Migros dimostrano che essere attivi in più ambiti può aiutare a ridurre i rischi aziendali. I loro ristoranti e centri fai-da-te sono chiusi, ma la vendita di alimentari continua a generare profitti. Se le aziende ricominceranno a diversificare e a riportare in Svizzera parte della produzione, avremo bisogno di più manodopera qualificata. I prestatori di servizi per il personale possono assumere un ruolo importante anche in simili processi di transizione.

Superare i conflitti grazie alla crisi

Dando un'occhiata alle ultime recessioni e all'attuale crisi economica, si nota che, nonostante il diffuso pessimismo, la pandemia di Covid-19 potrebbe dare il via a nuove tendenze e a evoluzioni positive nel mondo dell'economia e del lavoro, e addirittura avere un effetto di riconciliazione sociale. È un'opinione diffusa tra la gente e tra i populisti che quando c'è una crisi vengono aiutati solo i potenti, ma nell'emergenza che stiamo vivendo il sostegno è fornito a chi ne ha bisogno e a chi ha un'importanza sistemica: migliaia di PMI, i loro collaboratori, le persone anziane e quelle con patologie pregresse. Questo nuovo modo di vedere le cose ha il potenziale di mitigare i conflitti preesistenti e offre l'opportunità di trovare alternative insieme.

Potrebbe interessarti anche...